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Le due libertà e il rifiuto della politica

La libertà ― in uno stato liberal-democratico ― non può essere intesa in un senso puramente negativo, come libertà da costrizioni e oppressioni. È indispensabile non perdere mai di vista l’altro e complementare profilo della libertà, quello che mette capo alla partecipazione e all’impegno politico. Di solito, tuttavia, non fa in tempo a balenarci in mente l’idea di un nostro possibile impegno a favore di questa o quella causa o progetto, che già ci fermiamo, presi come da un senso di sgomento e nausea per la politica, che troppo spesso sa di sprechi, corruzione e inefficienza. E temiamo di non riuscire a dare un contenuto positivo alla nostra libertà e a far sì che essa, fondendosi con le libertà altrui, diventi forza costruttrice e propositiva. Ci domandiamo allora: come può il cittadino tradurre in pratica parole come “impegno” o “partecipazione”, quando non abbia accesso alle stanze del potere? In che modo noi comuni cittadini, che politici di professione non siamo e non vogliamo diventare, possiamo contribuire al buon andamento di una democrazia? Davvero, oltre la politica dei politici, non vi sono valide opportunità di agire politicamente? Sono le domande di fondo cui tento di dare risposta nel presente articolo.

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